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PROGRAMMA CENTRO GIORGIO LA PIRA POMIGLIANO D’ARCO AGOSTO 2015
Sabato 27 Giugno 2015 – BICENTENARIO della Nascita di DON BOSCO
TAVOLA ROTONDA all’ORATORIO SALESIANO di Pomigliano d’Arco: Riflessioni e Preghiere.
“I GIOVANI, PERIFERIE AL CENTRO” del Dottor DOMENICO DE CICCO Continua a leggere
FESTA DEL CENTRO ” SIAMO TUTTI SULLA STESSA BARCA “
Estate nei Giardini La Pira: Song’e Napule
28 MAGGIO 2015 ore 17:30: Ultimo appuntamento EVENTO”I CARE” – LA STORIA DEL VIVERE QUOTIDIANO
– LA BIBLIOTECA DEI RAGAZZI TRA LETTURA E SOCIALITA’ del Dr. DOMENICO DE CICCO
– Riflessioni sul Progetto “I CARE” di Maria Felicia Liberti
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LA STORIA DEL VIVERE QUOTIDIANO
LA BIBLIOTECA DEI RAGAZZI TRA LETTURA E SOCIALITA’
“In questi giorni ho pensato a diversi modi per introdurre questa relazione, che conclude un percorso di incontri di alto valore culturale e che ci ha offerto l’informazione essenziale per proseguire nel cammino della riorganizzazione della nostra biblioteca.
Sarebbe stato facile chiamare un gruppo di esperti e affidargli il lavoro, se l’avessimo fatto, avremmo perso tutto il piacere di risalire la scarpata insieme, semmai aspettandoci, sostenendoci, aiutandoci, ma facendolo insieme con una partecipazione che non ammette esclusioni ma solo inclusioni, una partecipazione e una presa di responsabilita’ che sono alla base del nostro percorso associativo.
E poi, immaginate le relazioni, le attrazioni, le amicizie che potranno nascere durante il percorso.
Quando fui eletto presidente del Centro Giorgio La Pira e feci una rappresentazione grafica dell’attività del Centro, lo immaginai come una rosa dei venti dove il centro rappresentava la missione, l’obiettivo, ma soprattutto IL SENSO.
IL SENSO DEL NOSTRO AGIRE, DEL NOSTRO CAMMINARE IN UN CERTO MODO, IL SENSO RACCHIUSO IN QUELLA PROMOZIONE DELLA LETTURA, E QUINDI DELLA CULTURA………..
IN QUESTI ANNI PERO’ ABBIAMO IMPARATO ANCHE A DISCERNERE TRA SEMPLICE INFORMAZIONE E VERA E PROPRIA FORMAZIONE, E SEMPRE PIU’ SPESSO DAL CULTURALE ABBIAMO ESTRAPOLATO L’ASPETTO EDUCATIVO, E CI SIAMO CONVINTI CHE NESSUN CAMBIAMENTO E’ POSSIBILE SE NON E’ PRIMA DI TUTTO DI TIPO CULTURALE ED EDUCATIVO.
QUANDO 11 ANNI FA ARRIVAI AL CENTRO, FORTE ERA L’ATTENZIONE AL MONDO GIOVANILE, MI RICORDO CHE ERO A BOLOGNA PER UN CONGRESSO SULLA SINCOPE E CHE AL TERMINE DI QUEL CONGRESSO, PRESI UN TRENO PER RIMINI PER RAGGIUNGERE GLI AMICI DEL CENTRO E PARTECIPARE AL CONVEGNO SULLA QUESTIONE EDUCATIVA GIOVANILE, IL LIBRO DI RIFERIMENTO DI QUEL PERIODO FU L’OSPITE INQUIETANTE DI GALIMBERTI,…….. AL RITORNO PRENDEMMO PARTE AD UN ALTRO CONVEGNO SUL TEMA DELL’EDUCAZIONE ORGANIZZATO DALLA NOSTRA DIOCESI A SCAFATI, ANCHE DI ALLORA RICORDO UN LIBRO DEL PROGETTO CULTURALE DELLA CHIESA GIOVANI E CULTURA
QUALCHE ANNO DOPO CI CAPITO’ DI FARE UNA VACANZA A PIEVE SANTO STEFANO DOVE VISITAMMO L’ARCHIVIO DEI DIARI E L’UNIVERSITA’ DELL’AUTOBIOGRAFIA, MI INTRIGO’ LA FIGURA DI DUCCIO DEMETRIO, CHE SUCCESSIVAMENTE HO RITROVATO PIU’ VOLTE, MA PRINCIPALMENTE NON MI SONO PIU’ SEPARATO DAL SUO SAGGIO L’EDUCAZIONE NON E’ FINITA.
QUESTO PER DIRE CHE GRAZIE A QUESTA ATTIVITA’ HO AVUTO MODO DI CAMMINARE SU STRADE DIVERSE DA QUELLE CHE HANNO ACCOLTO IL MIO CAMMINO PROFESSIONALE, MA CHE IN MODO O IN UN ALTRO HANNO SEMPRE ILLUMINATO, SIA IL MIO CAMMINO PROFESSIONALE CHE QUELLO UMANO.
NEL CENTRO SONO STATO PROMOTORE DI PROGETTI IMPORTANTI, COME IL PROMUOVIAMOCI CORSO DI ORIENTAMENTO ESISTENZIALE E UNIVERSITARIO RIVOLTO AI RAGAZZI DEL TERRITORIO, DOVE SI CERCO’ DI ANDARE AL DI LA’ DELLA DEL SEMPLICE ASPETTO NOZIONISTICO, PER APPRODARE IN MANIERA DECISA A QUELLO EDUCATIVO.
POI CI SONO STATE LE RASSEGNE DEL LIBRO PER RAGAZZI E LE ULTIME DUE EDIZIONI MI HANNO VISTO COINVOLTO IN MANIERA TOTALE …… METAFORE D’ORIENTE….. DOVE RICORDO LA RIPRESENTAZIONE DOPO CIRCA 30 ANNI DELL’ALTRO OCCHIO DEL CICLOPE …….. E POI ASSENZE DI CAMPO, DOVE VOLEMMO RAPPRESENTARE TUTTO IL DISAGIO DELLA COMUNICAZIONE AD OGNI LIVELLO.
SENZA DIMENTICARE CHE NEL 2011 CI IMBARCAMMO NELLA GRANDE AVVENTURA DELL’UNITA’ D’ITALIA. …… UNA MIRIADE DI INIZIATIVE, LA QUESTIONE SOCIALE DEL BRIGANTAGGIO, IL CORSO SUI 150 DI ………..
POI LA CATTEDRA ……..
MA COSA E’ STATA LA BIBLIOTECA I CARE IN QUESTI ULTIMI 10 ANNI
FORSE ANCHE SE NON UNA BIBLIOTECA STRUTTURATA PER IL PRESTITO DEI LIBRI, SICURAMENTE ESSA HA RAPPRESENTATO IL SUPPORTO PRINCIPALE E FONDAMENTALE AI MILLE SATELLITI CHE DA ESSA SONO PARTITI E CHE INTORNO ALLA SUA IDEA HANNO GIRATO. DIFFONDENDO CONOSCENZA E CULTURA IN OGNI DIREZIONE, NEL CAMPO DELLA SOLIDARIETA’, DELL’EDUCAZIONE, DELLA POLITICA E DELLA SPIRITUALITA’.
OLTRE A QUELLE GIA’ DETTE ANDREBBERO RICORDATE LE INIZIATIVE DEI GIORNI DELLA MONTAGNA, DIGNITA’ E SENSO, QUELLE LEGATE AI PERCORSI DI CONOSCENZA, AMBIENTE, L’EQUIVOCO TERAPEUTICO, LA SPIRITUALITA’ PEI RAGAZZI, IL LAVORO, LA PSICOLOGIA, IL PIANETA BAMBINO, L’UGANDA, SIERRA LEONE, L’AIFO, IL TELETHON, I CONTATTI E LA SOLIDARIETA’ CON TANTE REALTA’ ASSOCIATIVE.
OGNUNA DI QUESTE HA RUOTATO COME SATELLITE INTORNO ALLA BIBLIOTECA ED E’ SEMPRE STATA LEGATA AD UN LIBRO, AD UN FOGLIO, AD UNA RIVISTA E LE PAROLE HANNO GENERATO UNA CONNESSIONE INVISIBILE TRA LA REALTA’ ED IL MONDO SCRITTO, IMMAGINATO, SOGNATO.
POTREI DEFINIRE LA MIA FREQUENTAZIONE DEL CENTRO LA PIRA COME UN PROCESSO ININTERROTTO DI SOCIALIZZAZIONE.
L’UOMO NON È SUFFICIENTE A SE STESSO; DA SOLO NON PUÒ VIVERE, NON PUÒ FISICAMENTE E PSICOLOGICAMENTE SVILUPPARSI, NON PUÒ PERFEZIONARSI. ESSENDO PER COSTITUZIONE UN ESSERE SOCIALE DEVE VIVERE IN COMUNITA’ E QUINDI IN COMUNIONE, DOVE E’ CAPACE DI MANIFESTARE LA SUA INTIMA ESSENZA, DOVE SI SVILUPPA E SI ESPRIME PER MEZZO DEL LINGUAGGIO.
DA SOLO L’UOMO NON AVREBBE COSCIENZA, NÉ RAGIONE, NÉ IMMAGINAZIONE, NÉ MORALITÀ, NÉ SENTIMENTI, NÉ LA CONSAPEVOLEZZA DI VIVERE. LA SOCIALIZZAZIONE È L’ESPRESSIONE DELLA VERA NATURA DELL’UOMO CHE È TALE SOLO IN QUANTO SI TROVA INSIEME AD ALTI ESSERI, AGISCE NEI CONFRONTI DEI SUOI SIMILI E NE RICEVE LE AZIONI, È IN CONTINUA INTERAZIONE CON GLI ALTRI E CON L’AMBIENTE CIRCOSTANTE.
FARE ASSOCIAZIONISMO E INSIEME RIORGANIZZARE UNA BIBLIOTECA PER QUALCUNO RAPPRESENTANO DELLE ESPERIENZE MINORITARIE, PENSO CHE INVECE SI TRATTI DI ESPERIENZE FORTEMENTE SOCIALIZZANTI, CHE INVESTONO IL NOSTRO MODO DI ESSERE, MA ANCHE TUTTI GLI ASPETTI DELLA NOSTRA VITA, DEL LAVORO, DELLO SVAGO, DEGLI AFFETTI, OGNI ASPETTO, CIOÈ, IN CUI IL PROTAGONISTA È L’UOMO CON LE SUE QUALITÀ, I SUOI ATTRIBUTI, LE SUE CARATTERISTICHE.
ALLO SVILUPPO INTEGRALE DI OGNUNO DI NOI DOBBIAMO DEDICARE SEMPRE LA MASSIMA CURA, ATTRAVESO QUEI PERCORSI, NON SEMPRE PALESI, CHE RIGUARDANO L’EDUCAZIONE SOCIALE, INTESA SIA COME FORMAZIONE DELLA COSCIENZA DELL’INDIVIDUO, SIA COME ASPIRAZIONE A POTENZIARE NELL’UOMO LE SUE CAPACITÀ, LA SUA INTELLIGENZA, LE SUE FORZE EMOTIVE.
… ANCHE SE LA SOCIETA’ NEL TEMPO RISULTA, IN MANIERA ANCHE MKOLTO REPENTINA, RADICALMENTE MUTATA ………..
PER ESEMPIO A PROPOSITO DI EDUCAZIONE E GIOVANI, BUAMAN FA UNA SUA ANALISI E CI DICE
<< CHE A DIFFERENZA DI CIÒ CHE ACCADEVA AI LORO GENITORI E AI LORO NONNI, EDUCATI DURANTE LA FASE “SOLIDA” DELLA MODERNITÀ, OGGI NON CI SONO CODICI DI COMPORTAMENTO DUREVOLI O AUTOREVOLI ABBINABILI ALLE SCELTE RACCOMANDATE, E TALI DA GUIDARE IL GIOVANE LUNGO UN PERCORSO SICURO DOPO CHE HA FATTO LA SUA SCELTA. IL PENSIERO CHE UN PASSO INTRAPRESO POSSA (SOLO POSSA) ESSERE STATO UNO SBAGLIO, E POSSA (SOLO POSSA) ESSERE TROPPO TARDI PER CONTENERE LE PERDITE CHE HA CAUSATO, E SOPRATTUTTO TROPPO TARDI PER TORNARE INDIETRO DA QUELLA SCELTA INFELICE, CONTINUERÀ A TORMENTARLI PER SEMPRE: DA QUI DUNQUE QUEL LORO RISENTIMENTO PER TUTTO CIÒ CHE È “A LUNGO TERMINE”, CHE SIA IL PROGETTO DELLA PROPRIA VITA, O L’IMPEGNO NEI CONFRONTI DI ALTRI ESSERI UMANI.
CIÒ CHE CONTA DI PIÙ PER I GIOVANI, QUINDI, NON È “DEFINIRE UN’IDENTITÀ”, MA MANTENERE LA PROPRIA CAPACITÀ DI RIDEFINIRLA QUANDO È (O SI PENSA CHE SIA ARRIVATO) IL MOMENTO DI DARLE UNA NUOVA DEFINIZIONE. SE I NOSTRI ANTENATI SI PREOCCUPAVANO DELLA LORO IDENTIFICAZIONE, OGGI PREVALE L’ANSIA DI REIDENTIFICAZIONE. L’IDENTITÀ DEVE ESSERE A PERDERE PERCHÉ UN’IDENTITÀ CHE NON PIACE, NON PIACE ABBASTANZA, O SEMPLICEMENTE RIVELA LA SUA ETÀ RISPETTO A IDENTITÀ “NUOVE E MIGLIORI” DISPONIBILI SUL MERCATO, DEVE ESSERE FACILE DA ABBANDONARE. FORSE LA QUALITÀ IDEALE DELL’IDENTITÀ PIÙ DESIDERATA SAREBBE LA BIODEGRADABILITÀ.
POSSIAMO FORSE CRITICARE I GIOVANI PERCHÉ VIVONO DI CORSA, INSEGUENDO UN’ILLUSIONE? NON CREDO. SONO, PROPRIO COME NOI, DEGLI ESSERI RAZIONALI E COSÌ, NON DIVERSAMENTE DAI LORO PREDECESSORI FANNO DEL PROPRIO MEGLIO PER REAGIRE ALLE SFIDE SOCIALI NEL MODO PIÙ RAGIONEVOLE, EFFICACE E RESPONSABILE, E PER TRARRE UNA STRATEGIA DI VITA RAGIONEVOLE DALLA CORNICE SOCIALE IN CUI VIVONO. NON HANNO SCELTO LORO (E TANTO MENO CREATO) QUESTA “MODERNITÀ LIQUIDA” IN CUI NESSUNA RAPPRESENTAZIONE DI SE STESSI, ANCHE SE DI SUCCESSO NELL’IMMEDIATO, È GARANTITA A LUNGO TERMINE; IN CUI CIÒ CHE OGGI È IRRINUNCIABILE, È DESTINATO GIÀ DOMANI O DOPODOMANI AD ESSERE LOGORO. IN ALTRE PAROLE, UNA CONDIZIONE IN CUI MANTENERE AGGIORNATA L’IMMAGINE DI SE STESSI È UN COMPITO DA VENTIQUATTR’ORE AL GIORNO PER SETTE GIORNI ALLA SETTIMANA. >>
DA QUESTE CONSIDERAZIONI EMERGE LA NECESSITÀ DI UN NOSTRO AGGIORNAMENTO, FATTO DI STUDIO E RIFLESSIONI, CONTINUO, PERCHE’ NON E’ SEMPRE SEMPLICE PROGETTARE E REALIZZARE INSIEME ALLE NUOVE GENERAZIONI PIANI EDUCATIVI CAPACI DI OFFRIRE CONTRIBUTI PER LA COSTRUZIONE DI SOLIDE IDENTITA’, CHE NELLO STESSO TEMPO TENGANO CONTO DELLA FORMAZIONE DI UNA COSCIENZA CIVICA, SOCIALE E SPIRITUALE..
ECCO QUINDI RIAPPARIRE CON TUTTA LA SUA FORZA, LA SUA BELLEZZA, LA MISSIONE, L’OBIETTIVO CHE , ANCHE IN MANIERA INCONSAPEVOLE, CI SIAMO DATI FREQUENTANDO IL CENTRO, RIORGANIZZANDO UNA BIBLIOTECA.
MA QUALE BIBLIOTECA NOI VORREMMO?
E’ DA UN PO’ DI TEMPO CHE MI SONO INFATUATO DEL MODELLO DI BIBLIOTECHE PROPOSTO DALLA PROFESSORESSA ANTONELLA AGNOLI.
DA QUALCHE ANNO IN LIBRERIA E’ POSSIBILE TROVARE IL SUO ULTIMO SAGGIO “LA BIBLIOTECA CHE VORREI”, EDITO PER I TIPI DI BIBLIOGRAFICA. UN LIBRO CHE, RISPETTO AI PRECEDENTI “LE PIAZZE DEL SAPERE” (2009) E “CARO SINDACO, PARLIAMO DI BIBLIOTECHE” (2011) , HA UN PREGIO ULTERIORE, PUR RIMANENDO SUL SOLCO CHE CARATTERIZZA I SUOI CONTRIBUTI: BIBLIOTECHE CENTRO DI UN NUOVO WELFARE E MODO DI FARE CULTURA PER TUTTI I CITTADINI.
IL PREGIO È QUELLO DI ESSERE ANCORA PIÙ DIRETTO SU QUESTO SOLCO PRINCIPALE, PORTANDO LETTERALMENTE PER MANO IL LETTORE (CITTADINI, AMMINISTRATORI, BIBLIOTECARI, ARCHITETTI O CHIUNQUE HA, PER MOTIVI DIVERSI, INTERESSE PER LA PROGETTAZIONE E IL FUNZIONAMENTO DI UNA BIBLIOTECA) RENDENDOLO CONSCIO DELL’IMPORTANZA E LA CENTRALITÀ DI QUESTI LUOGHI – NONOSTANTE L’EVIDENTE CRISI DELL’EDITORIA CARTACEA.
LA BIBLIOTECA RAPPRESENTA ANCORA PER MOLTI UN TEMA E UN POSTO FUORI MODA, LEGATO AL TEMPO DEI LEGGENDARI ARCHIVIATORI METALLICI E DELLE LUNGHE ATTESE DAVANTI A BANCONI VETUSTI.
LA DISAMINA DELLA DELLA AGNOLI E’ QUELLA DI UN MANUALE DI BUON SENSO PRATICO, ESSA FA RIFERIMENTO A ILLUSTRI ESEMPI INTERNAZINALI (GIAPPONE, L’IMMANCABILE PENISOLA SCANDINAVA, GRAN BRETAGNA, OLANDA, FRANCIA, STATI UNITI) E A SUCCESSI NOSTRANI. COME I CASI DI SAN GIOVANNI DI PESARO, LA BIBLIOTECA DI SPINEA, LA SALA BORSA DI BOLOGNA, LA CIVICA DI CINISELLO BALSAMO, L’ESPERIENZA EROICA DELLA BIBLIOTECA DELLE BALATE A PALERMO, VICINO AL MERCATO DI BALLARÒ.
LA BIBLIOTECA CHE VORREBBE L’AUTRICE È LUOGO ACCESSIBILE DOVE NULLA È LASCIATO AL CASO E DOVE A CONTARE SONO ELEMENTI COME LA LUCE, L’ACUSTICA, GLI ARREDI, LA SEGNALETICA, L’EMPATIA DEI BIBLIOTECARI. UN LUOGO DI LIBERA CONSULTAZIONE DEL SAPERE, LUOGO DI DEMOCRAZIA PERCHÉ È CAPACE DI SUGGERIRE LETTURE, IN PARTICOLARE AI PIÙ PICCOLI, SENZA INTIMIDIRE O EMARGINARE, DANDO SPAZIO A TUTTE LE DECLINAZIONI DEL LEGGERE.
È STATO EVIDENZIATO DA UNA INDAGINE CHE NEL MERIDIONE, PER QUANTO ATTIENE AL TEMPO LIBERO E ALLE ABITUDINI CULTURALI, LA BIBLIOTECA, PIÙ DI OGNI ALTRO SERVIZIO CULTURALE, RESTA AI MARGINI DELLA VITA QUOTIDIANA DELLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DELLE PERSONE.
I MOTIVI PRINCIPALI RESTANO DUE: IL PRIMO È PER IL TIPO DI SERVIZIO OFFERTO LONTANO DALLE ESIGENZE DEI CITTADINI, IL SECONDO PER UNA CONSOLIDATA FORMA MENTIS RADICATA SIA NELLA SOCIETÀ, PER CUI LA BIBLIOTECA È CONSIDERATA UNA SALA STUDIO CIRCONDATA DA DEGLI SCAFFALI RIEMPITI DI LIBRI.
QUESTA CONDIZIONE PERO’ NON DEVE DEPRIMERCI MA RAPPRESENTARE UNO STIMOLO PER RIUSCIRE NELL’INTENTO, VISTA L’IMPORTANZA E LA RARITA’ DI QUELLO CHE DA PIU’ TEMPO ABBIAMO DEFINITO UN GIOIELLINO CULTURALE, EDUCATIVO, CHE VA REALIZZATO IN UN CONTESTO GREVE E GRAMO, RESO TALE DA UNA POVERTA’ SOCIALE E CULTURALE.
IO PENSO CON IL NOSTRO IMPEGNO RIUSCIREMO A CONCEPIRE UN MODELLO DI BIBLIOTECA SICURAMENTE PIU’ FRUIBILE.
IO IMMAGINO UNA BIBLIOTECA I CARE UNA VOLTA RIORGANIZZATA, APERTA ANCHE LA DOMENICA POMERIGGIO, FREQUENTATA DA PERSONE DI TUTTE LE RAZZE ED ESTRAZIONI SOCIALI.
LA IMMAGINO LUMINOSA ED ACCOGLIENTE IN CUI NON SOLO SI STUDIA O SI POSSONO CHIEDERE IN PRESTITO I LIBRI , MA SI NAVIGA SU INTERNET, INCONTRARE GLI AMICI; CON UNO SPAZIO DEDICATO ALLE MAMME E AI LORO BAMBINI E DOVE E’ POSSIBILE ASSISTERE AL TEATRO DEI BURATTINI E ALLA PROIEZIONE DI FILMS E PARTECIPARE AD INFINITI LABORATORI, ASCOLTARE MUSICA IN SOTTOFONDO O DAL VIVO E POI SEMMAI VISITARE UNA MOSTRA DI FOTOGRAFIA O DI DESIGN.
RITENGO CHE IL MESSAGGIO DI ANTONELLA AGNOLI SIA MOLTO SEMPLICE. DOBBIAMO AVERE CORAGGIO SENZA SMETTERE DI SOGNARE. GRAZIE”
Dr. DOMENICO DE CICCO, Presidente del Centro GIORGIO LA PIRA
***
RIFLESSIONI SUL PROGETTO “I CARE”
“In questo appuntamento finale del Ciclo di Eventi “I CARE” … mi piace pensare che tra tante storie analizzate in questo calendario, sia arrivata la Storia più bella e più affascinante perchè ci apre le porte all’ingresso di una “Nuova Alba” come diceva Giorgio La Pira.
Una Nuova Alba di un Progetto “I CARE ” che ci sta a cuore non come “Ordine esteriore” del mosaico intessuto di cultura quale è la Biblioteca dei Ragazzi di cui ci stiamo occupando, ma guardato con l’occhio “cieco” dell’aedo.
L’aedo era il cantore dell’antica Grecia pensato come una persona “cieca” che non poteva essere distratta dal superfluo esteriore della vita, ma doveva comunicare, attraverso i suoi poemi, quel che vedeva attraverso gli “occhi del cuore “. Questo era l’unico sentiero per far nascere e rinascere un Germoglio di poesia.
Ecco, in questo Progetto di riorganizzazione della Biblioteca I CARE, io vedo un’OPERA, una MISSIONE che ha al Centro la Linfa spirituale di Dio e noi Tutti, operatori di questo Progetto, siamo i TRALCI che, con impegno e responsabile “sentire” … operiamo e cooperiamo in armonia, gli uni con gli altri, per edificare questo (… mi piace chiamarlo come lo chiama il nostro Presidente!) ” gioiellino ” in quanto ferve di spirito genuino e puro dei ragazzi, non degli adulti. I Fari più belli che ci conducono ai luoghi di verità, sono quelli che brillano di innocenza, di luce propria. E noi sappiamo che quei Fari sono i nostri ragazzi, ecco perchè ci stanno a cuore. Ecco perchè, come dicevo poc’anzi… dovremo essere Tutti Uniti e fermi nel portare a compimento questo disegno. Dobbiamo affinare i nostri arnesi di lavoro e sentirci Tutti chiamati in questa Opera, affinchè possiamo consegnare ai ragazzi che son pieni di Speranza, un DONO: una “piccola città” (come l’ha chiamata il nostro Presidente emerito Gaetano Pugliese)… un piccolo giardino dei Saperi, una piccola cellula di università, dove accogliere con amore la loro richiesta di strumenti per costruire i Ponti di collegamento in cui Credono, per realizzare Nuove Autostrade, Nuove Avventure, Nuove Gemme di Futuro, che poi è il nostro Futuro!, il Futuro di Tutti.
E concludo, invitando Tutti Coloro che si sentono partecipi ” attivi ” e non solo spettatori di questo Progetto, a lasciare stasera stesso, la loro adesione nel momento in cui riceveranno l’Attestato di Partecipazione all’Evento I CARE, precisando che il nostro Progetto nasce dal cuore e gli architetti, gli scultori, i pittori e i costruttori di tale Progetto, sono Tutti APOSTOLI di un VOLONTARIATO attivo e solidale di un piccolo frammento di Sapienza.
Il nostro Presidente ha nominato me* ” referente ” di questo Progetto. Ma io sono Uno di VOI, al servizio di quest’Opera! Un’Opera… mi preme dirlo, che non è allo stadio degli “scavi”, ma ha già visto ergere sostanziali Fondamenta, grazie allo zelo e alla bravura della nostra Marcella Romano, supportata dalle competenze tecniche e organizzative dei Paladini del Centro La Pira, alla quale sento di voler dare il mio personale riconoscimento e i miei Complimenti, prima di iniziare insieme e a Voi questo Splendido Cammino… nel Realizzare Nuove Storie, Nuove Scritture Creative dei Ragazzi, Nuovi Itinerari, Percorsi guidati presso Castelli, Orti Botanici, Galassie del Tempo dove Investire i Semi di Laboriosità del Loro Futuro.
E’ così che nascerà quella sinergia tra la “Scuola” come Luogo di Insegnamento e di apprendimento e la “Biblioteca” [termine composto da: BIBLION ▶ Libro, Opera
e THEKE ▶ Scrigno, Ripostiglio] … Biblioteca* come Scrigno del Saperi]
…la Biblioteca, come un Vascello di Crescita interiore che esplora le meraviglie di se stessi, mirando sempre alla Bussola d’armonia con la Rosa dei Venti della propria anima, per un fresco equilibrio con il Timoniere dei nostri Sogni che, nonostante le burrasche della Vita, ritornerà sempre zampillante di Fede e di Speranza verso le Radici di Noi stessi: DIO. GRAZIE a Tutti”
Maria Felicia Liberti, coordinatrice della Biblioteca I CARE, Centro Giorgio La Pira
RELAZIONE INSEDIAMENTO OTTOBRE 2013
Centro G. La Pira 10 ottobre 2013
Introduzione
Il 28 settembre scorso, si sono svolte le elezioni per il rinnovo delle cariche, voglio ringraziare tutta la comunità del centro, non tanto per il risultato finale del voto, ma per l’alto senso di responsabilità e la grande partecipazione. Un piccolo esperimento di democrazia interna che renderà più agevole e serena la relazione tra il nuovo consiglio e l’assemblea.
Poco più di un mese fa, nei nostri giorni della montagna, affrontavamo il problema della dignità della persona umana legata al fenomeno dell’immigrazione, abbiamo proiettato il film TERRAFERMA, e insieme ci siamo commossi, ma la realtà di questi giorni ha superato di molto l’immaginazione cinematografica, e il mare Mediterraneo, quello che La Pira soleva chiamare, il lago di Tiberiade, si è trasformato in un cimitero per uomini, donne e bambini, che non potranno più avere un futuro , almeno su questa terra.
A loro voglio dedicare una mia poesia di qualche tempo fa
Immigrati ………….
Penso di non tradire lo spirito laico di questa riunione se vi chiedo di iniziare con un pensiero rivolto a loro e recitare la preghiera più semplice del mondo, insieme …. PADRE NOSTRO
Questa mia relazione si compone di tre parti, la prima è una nota autobiografica, lungi da me qualsiasi atteggiamento di vanità o di presunzione , ma ritengo che nessuna persona è così come la conosciamo in un certo momento della vita, tutti siamo sempre la risultante di un percorso , di una storia, che con i suoi molteplici passaggi ha contribuito a definire la nostra forma , il nostro aspetto attuale.
La seconda vuole tentare di chiarire il senso del nostro stare insieme, l’alba e l’orizzonte della nostra associazione, nel nome di Giorgio La Pira.
La terza , la potremmo definire la parte programmatica e pragmatica in senso generale.
La nota autobiografica
Sono nato nella bella stagione del 1960, da padre operaio e madre bracciante, gli anni dell’infanzia li ho vissuti in un quartiere periferico pomiglianese, Paciano ……. Lungo il confine che separava il mondo contadino dalla modernità.
“In quel tempo, spesso, volevo guarire i ciliegi quando rossi di frutti li credevo feriti,……………”
E così, dopo anni, fui medico, ma subito compresi che le cure del corpo non sarebbero bastate, ci voleva qualcosa di più, e un poco più avanti arrivò il grande impegno nel volontariato sociale e culturale.
Tornando con la mente a quel periodo, ricordo che verso i 12 anni, andai ad abitare in una casa di edilizia popolare a via Sulmona. Iniziai a frequentare quelle che una volta si chiamavano agenzie formative del territorio, l’ACR della parrocchia di San Felice, e fu proprio lì che per la prima volta conobbi Gaetano, lui era il mio educatore, era il giovane che si prendeva cura di noi ragazzi, che ci accompagnava , con alto senso di responsabilità, lungo quei precoci e delicati sentieri di formazione.
E sempre con lui facevamo le vacanze studio nei campi scuola dell’azione cattolica di Domicella e di Campobasso, e ancora con lui le nostre giovani coscienze si nutrivano di buoni principi.
Mai avrei pensato che nel corso di questa vita, che il Signore ci avrebbe fatto rincontrare, facendoci condividere un impegno così importante, in una associazione da lui fondata e sempre curata con passione e dedizione totale.
Grazie Presidente Emerito.
Quegli anni li ricordo come anni felici e affrontavo la vita in maniera spensierata, ignaro che ad attendermi non c’era solo il dolce ma anche l’amaro, fu l’11 Aprile del 1975 alle ore 13,25, ero di ritorno da scuola, nel momento in cui imboccai dal VICO DELLE ROSE…… VIA SULMONA …che…..
Un boato echeggiò e la terra tremò mille case più giù tremarono dodici stelle che da poco erano entrate nella grande galassia malvagia perirono ora sulla nitida e fredda pietra dodici madri piangono ancora.
Una delle dodici stelle era un mio fratello cugino, figlio di emigrati in Argentina, che erano tornati, dopo vent’anni di sacrifici, alla propria terra, nella speranza di trovarla migliore.
Questo scritto l’avevo appuntato sul diario di scuola di quell’anno, una volta ritrovato ho cercato di non perderlo più, esso rappresenta la pietra miliare della formazione della mia coscienza di adolescente, influenzando fortemente quelle che furono le scelte future.
La mia vita è sempre stata caratterizzata da un doppio impegno, da una parte lo studio della medicina che in seguito è diventato lavoro, dall’altra la partecipazione volontaria ai processi sociali, culturali e politici, che hanno caratterizzato il mio tempo.
Ecco perchè mi sono ritrovato per un periodo abbastanza lungo della mia vita, dai 18 ai 27 anni, a collaborare con il Gruppo Operaio È Zezi e a vivere la mia meglio gioventù.
Esperienza bellissima e, anche se io non me ne rendevo conto, altamente formativa, quella del teatro dell’ignoranza e della ricerca sulla nostra identità culturale contadina e poi industriale. Insieme ad Angelo De falco, Patrizio Esposito, Guido Calcavecchia, Carmine Guadagno, Giovanni Maietta, già allora affrontavamo la vita tra leggerezza e profondità, la leggerezza dei nostri anni e della musica e la profondità delle questioni e dei contenuti.
Conobbi delle belle personalità, di cui ancora oggi ne custodisco il ricordo, in maniera quasi religiosa.
Il prof. Ciro Oliviero Gravier, il prof. Psichiatra Sergio Piro, lo psichiatra Luigi Baldascini, la prof. Katrin Kroll della cattedra di storia del teatro di Kopenaghen, l’artista Peppe Barra, il cantastorie siciliano Ciccio Busacca, l’artista Piero Gilardi amico di Coco Cano, Felice Pignataro e i suoi murales educativi di Scampia, il premio Nobel per la letteratura Dario Fo, e tanta tantissima umanità anonima, operai delle fabbriche, disoccupati, contadini, donne, persone che vivevano un disagio di qualsiasi tipo.
Poi per lavoro, come tanti dei nostri fratelli meridionali, mi spostai in terra di Friuli, una terra del nord che somiglia un po’ al nostro sud, a quella terra che mi ospitò e alla sua gente, voglio esprimere tutta la mia gratitudine, per le sicurezze che mi ha regalato e gli insegnamenti che mi ha lasciato .
Tornai pieno di speranze e di progetti, pensavo che nel nostro sud, nella provincia di Napoli, avremmo potuto metterci a lavoro per trasformare in ulivo tutto quell’olivastro, che ancora oggi è predominante. Forse un’illusione, o solo un progetto che ha bisogno di tempo per realizzarsi, ma nessun nuovo giorno potrà mai vedere la luce nella nostra terra, se tutti insieme non siamo capaci, come diceva La Pira, di forzare l’Aurora a nascere.
Alla fine degli anni 90, insieme ad Antonio Gaita, Giovanni Varchetta e Felice Quinto, facemmo un’esperienza politica su Castello di Cisterna, pensavamo, sbagliando, che in una comunità più piccola sarebbe stato più facile realizzare dei progetti migliorativi dello status quo, ma ci scontrammo con una realtà tribale, conservatrice e poco duttile, che ancora oggi il ricordo mi genera incubi.
Ma come si dice, tutto passa, l’amicizia e l’amore resiste.
Antonio Gaita, lo conoscete bene, inutile che ne tessi le lodi, è stato l’amico di sempre, ci conosciamo dai tempi della maturità. Dotato di una complessa semplicità o di una semplice complessità, ancora oggi non sarei capace a dirlo, l’importante che nel momento del bisogno ce lo ritroviamo sempre vicino.
Giovanni Varchetta lo conobbi in occasione di questo impegno politico, fu l’incontro tra il pragmatismo e l’idealismo, tra don Chisciotte e Sancho Panza e la storia di questi anni è tempestata delle loro gesta, forse ………. in un giorno che non si saprà, li rivedremo proprio lì, sulla linea dell’orizzonte, con un sole rosso arancio a fare da sfondo, in sella al cavallo e al ronzino, lanciati per sempre in una folle corsa contro il potere e l’ingiustizia.
Felice Quinto, il sognatore, l’amico gentile, colui che prima di ogni altro ha avuto il coraggio di ribellarsi ad una mentalità paesanotta che troppo spesso ha tarpato le ali ai gabbiani più sensibili, poi Felice è dovuto partire in anticipo, evaporando in una nuvola rosa attraverso una delle feritoie di una notte d’autunno, oggi questa presidenza la voglio dedicare a lui e a quel sogno che ci rese fratelli.
Tutti e quattro, dopo tanto peregrinare, circa nove anni fa, approdammo al centro Giorgio La Pira.
Poi vennero l’equivoco terapeutico, metafore d’oriente, il promuoviamoci per i ragazzi delle scuole superiori e quello per i ragazzi delle scuole medie, Poppi e Tatti di Roberta Grazzani, il pozzo di Franceschiello, il complesso di Edipo e il mito di Narciso, la storia di Pomigliano raccontata ai ragazzi, la Giostra, Giovani amici, gli aquiloni di Mimì, i Giorni della Montagna, i viaggi d’istruzione, l’Unità d’Italia, le Assenze di Campo, il Forum delle Culture Pomigliano 2013, l’arte per bambini di COCO CANO, gli incontri con i giovani pomiglianesi, i politici architetti del bene comune, la dignità del nostro vivere quotidiano, spes contra spem a Firenze, e questo per fare una sintesi …………..
Il senso
Spero , insieme all’intero consiglio, di non deludere le vostre aspettative e le vostre speranze, anche perché la dote che ereditiamo è di altissimo valore, sociale, morale, spirituale e politico.
Superando, per un momento, gli obblighi formali di questo momento, intendo rassicurare gli animi di tutti, dicendo che il nuovo consiglio è composto da persone tra le persone, da gente tra la gente, da umili tra umili, e per questo saprà ascoltare anche le voci più flebili, dedicando attenzione ad ognuno.
Il compito che ci attende è molto impegnativo ed affascinante al tempo stesso, si tratta , nel rispetto della memoria delle nostre radici, individuali e comunitarie, con grande spirito di servizio, di contribuire alla costruzione di un orizzonte di senso e dare forma ad un sogno.
Bisogna, come direbbe papa Francesco,
creare il cammino, …….. il cammino di un’intera comunità, l’orientamento necessario per non smarrirsi, recuperare le certezze, ricomporre frammentazioni, promuovere in maniera convinta e convincente la cultura dell’incontro e del dialogo, in particolar modo tra i due pilastri fondamentali della storia dell’umanità, la FEDE e la RAGIONE,
rifuggendo da dogmi e fondamentalismi, preferendo ad una inconsapevole obbedienza, la formazione sincera e autentica delle nostre coscienze.
Non ci dovrà mai abbandonare una grande idea di solidarietà, ma anche una buona dose di coraggio e condivisione.
SPES CONTRA SPEM, lo voglio declinare al futuro, spereremo contro ogni speranza, che il progetto che riusciremo a realizzare nel triennio che sta per iniziare, ci aiuti a prendere coscienza del senso originario della spiritualità cristiana.
Per questo chiediamo al nostro GIORGIO LA PIRA, riferimento primo di tutti i nostri profili sostantivi, di illuminare sempre, attraverso la saggezza e la bellezza del suo pensiero, il cammino che ci sta a cuore.
Oggi, dopo il convegno di Firenze del 4 e 5 ottobre, possiamo dire di appartenere alla grande famiglia dei centri Giorgio La Pira di tutta l’Italia.
Operare in un associazione come la nostra significa dare vita ad un impegno che si rinnova nel tempo…
E così ogni tre anni rinnovando cariche e tematica, diamo vita ad una attività che si diversifica per le tante espressioni che la compongono culturali, sociali, educative, politiche e spirituali.
Un’associazione, la nostra, ha l’obbligo di interrogarsi sul senso del suo rapporto con il territorio e sulla capacità di creare una rete e di tessere relazioni all’interno della comunità.
La nostra associazione potremmo definirla come un’associazione laica, cristianamente ispirata, ad impronta francescana.
Non è certo, il nostro un centro di servizi, ma una realtà al servizio della comunità , e che ispirandosi in modo continuo ai suoi profili sostantivi, dal verbo del Vangelo alla testimonianza di Francesco d’Assisi, fino all’’ opera di Giorgio La Pira, Don Milani, Carlo Maria Martini, Papa Francesco, per citarne alcuni, ricerca quotidianamente, soprattutto nelle cose più semplici, l’immanenza della trascendenza, e qualche traccia di vero umanesimo.
L’ispirazione cristiana è alla base del rinnovamento continuo dell’uomo, come una resurrezione perpetua che rende praticabili progetti sempre nuovi, e che si apre al diverso da noi attraverso il superamento di dogmi e fondamentalismi, e che si concretizza in una teologia delle coscienze.
I progetti realizzati dal Centro sono stati rivolti e saranno rivolti a persone di ogni età e hanno sviluppato momenti di integrazione generazionale, hanno contribuito a definire un servizio culturale offerto con umiltà ma sempre con chiarezza di intenti.
Un contributo originale e sereno nella speranza di riuscire a capire meglio noi stessi e il mondo, rafforzando l’attitudine ad una coscienza critica.
In tutte le nostre esperienze sono presenti due aspetti dai quali non è possibile prescindere.
Innanzitutto la nostra di antropologia cristiana, che deve darci la possibilità di ripensare e rielaborare la cultura o le culture cristianamente ispirate, come sta avvenendo con Papa Francesco in questo periodo.
In secondo luogo, sull’esempio di La Pira, l’attenzione ai bisogni degli ultimi, guardando con passione evangelica a chi grida o sussurra una richiesta di aiuto. Solo in questo modo un servizio socio-culturale diventa cultura della carità e della solidarietà e ci ricorda che non è pensabile essere per CRISTO senza essere per l’UOMO.
IL Centro G. La Pira rappresenta una sorta di osservatorio, una finestra aperta sui problemi, le sofferenze, i disagi, i bisogni e le aspettative che vengono dal territorio.
Allo stesso tempo questa finestra ci permette di attivare l’occhio interiore per intraprendere il necessario viaggio all’interno di noi stessi.
Ma torniamo per un momento al rapporto con il nostro territorio. Non possiamo ignorare che viviamo in un’area geografica difficile, in cui si sono concentrate tutte le negatività dell’esistente e in cui si rischia l’assuefazione al degrado.
È per questo motivo che è necessario ripensare una società diversa dove sia possibile aiutare le persone a prendersi cura di se stessi e degli altri.
Un’associazione cristianamente ispirata laica deve porsi l’obiettivo di recuperare punti di riferimento, profili sostantivi, valori fondamentali, modalità di comunicazione, promuovendo una riforma del pensiero, innescando un processo educativo che riaccenda la speranza e che sia capace di arginare la frammentarietà.
Noi viviamo in una regione e in una provincia, la Campania, Napoli, tra le più degradate, devastate, abusate e violentate da sciacalli di ogni tipo e di ogni dove, viviamo in una terra che per secoli ha saputo accogliere infinite culture creando una commistione sanguigna che non conosce pari in nessuna parte del mondo, una terra con un popolo dal carattere allegro e remissivo, che nei momenti storici cruciali è andato sempre contro i propri interessi, terra lambita da un mare, quello mediterraneo, il lago di Tiberiade di Giorgio La Pira, che più che dividere i popoli li avrebbe dovuti unire, una terra che ha esportato il lamento e la bellezza della sua musica in ogni parte del pianeta, terra resa fragile dalla forza della natura scatenata dell’eruzioni e dei terremoti, terrorizzata dalla potenza militare della camorra con una quotidianità tempestata di eventi tragici, dove la devianza sociale ha raggiunto picchi altissimi, come quelli dei tumori in quell’area chiamata terra dei fuochi, terra dove un posto di lavoro non rappresenta un diritto, ma sempre un favore, terra tenuta sottoricatto dall’amministratore delegato della FIAT, terra dove i comportamenti illegali sono la normalità, terra una volta felice ed oggi arsa viva defraudata e saccheggiata di ogni speranza.
Purtroppo, nell’ultimo ventennio, l’esito liberistico di un lasciar fare caotico, ha disseminato sempre più vittime, nel finto clamore momentaneo o nel silenzio doloroso, e la regola del più forte, del più disonesto e del più furbo è diventata il valore assoluto.
E’ necessario oggi, di fronte a scenari così deprimenti, recuperare l’indocilita’ impertinente, intelligente, creativa ,che può sostenere l’approccio educativo: se quel che ci attende significa imparare a dire no, come fece La Pira con Fanfani per quanto riguarda la vicenda della Pignone, ebbene sia no, se questo serve a restituire a ciascuno dignità e speranza .
Dignità e Speranza, parole sacrosante e da non dimenticare.
Dagli insegnamenti di Giorgio La Pira emerge in maniera decisa che la politica è il pensare insieme alla costruzione del futuro ed insieme organizzare la speranza. Oggi mi sembra che non ci siano valori superiori da cercare, per i quali combattere insieme e forse dare anche la propria vita, oggi c’è solo il bisogno assoluto di soddisfare se stessi, un bisogno ancora più forte in questa situazione di crisi economica, che nasce proprio da una democrazia in crisi.
Ognuno si accontenta di ottenere quello che gli serve, quello che gli è strettamente necessario per il suo piacere, ma in questo modo si restringe sempre di più lo spazio d’interesse per la vita, se ne impoverisce il significato, ma soprattutto ci si allontana dalla vita degli altri, dall’interesse generale, dai problemi della società, lasciando ampi margini d’intervento a quella politica di potere e non di servizio che, in quegli spazi lasciati vuoti, organizza i suoi affari.
Un uomo così trasformato, ritiene se stesso il centro esclusivo e preminente di ogni interesse, ignora il valore degli altri, e ne offende la dignità.
Partendo dall’insegnamento di Giorgio La Pira io mi auguro che questo centro possa continuare a percorrere la direzione che va contro corrente, come quei salmoni, che per garantirsi la continuità della specie, risalgono il fiume fino alla sorgente.
Andando alle radici del nostro pensiero, in un testo breve e densissimo Il valore della persona umana Giorgio La Pira, considera la difesa della dignità il punto di partenza, il richiamo a ricercare l’essenziale, per rimettere al centro, nei periodi più difficili della storia, la riflessione sul fondamento della dignità umana e sul senso della vita con gli altri.
E tutto ciò, volete che non possegga qualcosa di grande attualità ?
E al tempo stesso, rappresentare il senso del nostro stare assieme.
Metodo RADICI Continuità ed innovazione
Leggerezza e profondità cura delle relazioni
Cultura educazione spiritualità solidarietà
Il senso
Spero , insieme all’intero consiglio, di non deludere le vostre aspettative e le vostre speranze, anche perché la dote che ereditiamo è di altissimo valore, sociale, morale, spirituale e politico.
Superando, per un momento, gli obblighi formali di questo momento, intendo rassicurare gli animi di tutti, dicendo che il nuovo consiglio è composto da persone tra le persone, da gente tra la gente, da umili tra umili, e per questo saprà ascoltare anche le voci più flebili, dedicando attenzione ad ognuno.
Il compito che ci attende è molto impegnativo ed affascinante al tempo stesso, si tratta , nel rispetto della memoria delle nostre radici, individuali e comunitarie, con grande spirito di servizio, di contribuire alla costruzione di un orizzonte di senso e dare forma ad un sogno.
Bisogna, come direbbe papa Francesco, creare il cammino, …….. il cammino di un’intera comunità, l’orientamento necessario per non smarrirsi, recuperare le certezze, ricomporre frammentazioni, promuovere in maniera convinta e convincente la cultura dell’incontro e del dialogo, in particolar modo tra i due pilastri fondamentali della storia dell’umanità, la FEDE e la RAGIONE, rifuggendo da dogmi e fondamentalismi, preferendo ad una inconsapevole obbedienza, la formazione sincera e autentica delle nostre coscienze.
Non ci dovrà mai abbandonare una grande idea di solidarietà, ma anche una buona dose di coraggio e condivisione.
SPES CONTRA SPEM, lo voglio declinare al futuro, spereremo contro ogni speranza, che il progetto che riusciremo a realizzare nel triennio che sta per iniziare, ci aiuti a prendere coscienza del senso originario della spiritualità cristiana.
Per questo chiediamo al nostro GIORGIO LA PIRA, riferimento primo di tutti i nostri profili sostantivi, di illuminare sempre, attraverso la saggezza e la bellezza del suo pensiero, il cammino che ci sta a cuore.
Oggi, dopo il convegno di Firenze del 4 e 5 ottobre, possiamo dire di appartenere alla grande famiglia dei centri Giorgio La Pira di tutta l’Italia.
Operare in un associazione come la nostra significa dare vita ad un impegno che si rinnova nel tempo…
E così ogni tre anni rinnovando cariche e tematica, diamo vita ad una attività che si diversifica per le tante espressioni che la compongono culturali, sociali, educative, politiche e spirituali.
Un’associazione, la nostra, ha l’obbligo di interrogarsi sul senso del suo rapporto con il territorio e sulla capacità di creare una rete e di tessere relazioni all’interno della comunità.
La nostra associazione potremmo definirla come un’associazione laica, cristianamente ispirata, ad impronta francescana.
Non è certo, il nostro un centro di servizi, ma una realtà al servizio della comunità , e che ispirandosi in modo continuo ai suoi profili sostantivi, dal verbo del Vangelo alla testimonianza di Francesco d’Assisi, fino all’’ opera di Giorgio La Pira, Don Milani, Carlo Maria Martini, Papa Francesco, per citarne alcuni, ricerca quotidianamente, soprattutto nelle cose più semplici, l’immanenza della trascendenza, e qualche traccia di vero umanesimo.
L’ispirazione cristiana è alla base del rinnovamento continuo dell’uomo, come una resurrezione perpetua che rende praticabili progetti sempre nuovi, e che si apre al diverso da noi attraverso il superamento di dogmi e fondamentalismi, e che si concretizza in una teologia delle coscienze.
I progetti realizzati dal Centro sono stati rivolti e saranno rivolti a persone di ogni età e hanno sviluppato momenti di integrazione generazionale, hanno contribuito a definire un servizio culturale offerto con umiltà ma sempre con chiarezza di intenti.
Un contributo originale e sereno nella speranza di riuscire a capire meglio noi stessi e il mondo, rafforzando l’attitudine ad una coscienza critica.
In tutte le nostre esperienze sono presenti due aspetti dai quali non è possibile prescindere.
Innanzitutto la nostra di antropologia cristiana, che deve darci la possibilità di ripensare e rielaborare la cultura o le culture cristianamente ispirate, come sta avvenendo con Papa Francesco in questo periodo.
In secondo luogo, sull’esempio di La Pira, l’attenzione ai bisogni degli ultimi, guardando con passione evangelica a chi grida o sussurra una richiesta di aiuto. Solo in questo modo un servizio socio-culturale diventa cultura della carità e della solidarietà e ci ricorda che non è pensabile essere per CRISTO senza essere per l’UOMO.
IL Centro G. La Pira rappresenta una sorta di osservatorio, una finestra aperta sui problemi, le sofferenze, i disagi, i bisogni e le aspettative che vengono dal territorio.
Allo stesso tempo questa finestra ci permette di attivare l’occhio interiore per intraprendere il necessario viaggio all’interno di noi stessi.
Ma torniamo per un momento al rapporto con il nostro territorio. Non possiamo ignorare che viviamo in un’area geografica difficile, in cui si sono concentrate tutte le negatività dell’esistente e in cui si rischia l’assuefazione al degrado.
È per questo motivo che è necessario ripensare una società diversa dove sia possibile aiutare le persone a prendersi cura di se stessi e degli altri.
Un’associazione cristianamente ispirata laica deve porsi l’obiettivo di recuperare punti di riferimento, profili sostantivi, valori fondamentali, modalità di comunicazione, promuovendo una riforma del pensiero, innescando un processo educativo che riaccenda la speranza e che sia capace di arginare la frammentarietà.
Noi viviamo in una regione e in una provincia, la Campania, Napoli, tra le più degradate, devastate, abusate e violentate da sciacalli di ogni tipo e di ogni dove, viviamo in una terra che per secoli ha saputo accogliere infinite culture creando una commistione sanguigna che non conosce pari in nessuna parte del mondo, una terra con un popolo dal carattere allegro e remissivo, che nei momenti storici cruciali è andato sempre contro i propri interessi, terra lambita da un mare, quello mediterraneo, il lago di Tiberiade di Giorgio La Pira, che più che dividere i popoli li avrebbe dovuti unire, una terra che ha esportato il lamento e la bellezza della sua musica in ogni parte del pianeta, terra resa fragile dalla forza della natura scatenata dell’eruzioni e dei terremoti, terrorizzata dalla potenza militare della camorra con una quotidianità tempestata di eventi tragici, dove la devianza sociale ha raggiunto picchi altissimi, come quelli dei tumori in quell’area chiamata terra dei fuochi, terra dove un posto di lavoro non rappresenta un diritto, ma sempre un favore, terra tenuta sottoricatto dall’amministratore delegato della FIAT, terra dove i comportamenti illegali sono la normalità, terra una volta felice ed oggi arsa viva defraudata e saccheggiata di ogni speranza.
Purtroppo, nell’ultimo ventennio, l’esito liberistico di un lasciar fare caotico, ha disseminato sempre più vittime, nel finto clamore momentaneo o nel silenzio doloroso, e la regola del più forte, del più disonesto e del più furbo è diventata il valore assoluto.
E’ necessario oggi, di fronte a scenari così deprimenti, recuperare l’indocilita’ impertinente, intelligente, creativa ,che può sostenere l’approccio educativo: se quel che ci attende significa imparare a dire no, come fece La Pira con Fanfani per quanto riguarda la vicenda della Pignone, ebbene sia no, se questo serve a restituire a ciascuno dignità e speranza .
Dignità e Speranza, parole sacrosante e da non dimenticare.
Dagli insegnamenti di Giorgio La Pira emerge in maniera decisa che la politica è il pensare insieme alla costruzione del futuro ed insieme organizzare la speranza. Oggi mi sembra che non ci siano valori superiori da cercare, per i quali combattere insieme e forse dare anche la propria vita, oggi c’è solo il bisogno assoluto di soddisfare se stessi, un bisogno ancora più forte in questa situazione di crisi economica, che nasce proprio da una democrazia in crisi.
Ognuno si accontenta di ottenere quello che gli serve, quello che gli è strettamente necessario per il suo piacere, ma in questo modo si restringe sempre di più lo spazio d’interesse per la vita, se ne impoverisce il significato, ma soprattutto ci si allontana dalla vita degli altri, dall’interesse generale, dai problemi della società, lasciando ampi margini d’intervento a quella politica di potere e non di servizio che, in quegli spazi lasciati vuoti, organizza i suoi affari.
Un uomo così trasformato, ritiene se stesso il centro esclusivo e preminente di ogni interesse, ignora il valore degli altri, e ne offende la dignità.
Partendo dall’insegnamento di Giorgio La Pira io mi auguro che questo centro possa continuare a percorrere la direzione che va contro corrente, come quei salmoni, che per garantirsi la continuità della specie, risalgono il fiume fino alla sorgente.
Andando alle radici del nostro pensiero, in un testo breve e densissimo Il valore della persona umana Giorgio La Pira, considera la difesa della dignità il punto di partenza, il richiamo a ricercare l’essenziale, per rimettere al centro, nei periodi più difficili della storia, la riflessione sul fondamento della dignità umana e sul senso della vita con gli altri.
E tutto ciò, volete che non possegga qualcosa di grande attualità ?
E al tempo stesso, rappresentare il senso del nostro stare assieme.
Linee programmatiche
La rosa dei venti
Dottor DOMENICO DE CICCO, Presidente del Centro LA PIRA
Giorgio La Pira. Un San Francesco nel Novecento
✎ … C’è un fil rouge che lega Francesco d’Assisi a Giorgio La Pira, rendendo attuale e moderna la figura del siciliano sindaco di Firenze nato 110 anni fa a Pozzallo. È l’attenzione alle «attese della povera gente», agli emarginati, ai senza lavoro e a tutte quelle persone che per La Pira prima di ogni cosa erano importanti agli occhi di Dio. Sulla «via di Damasco», allo stesso modo di san Paolo e del Poverello di Assisi, La Pira cadde nel 1924. Un anno che lui stesso ricordò come la sua Pasqua di conversione.
«Giorgio La Pira può essere considerato a buon diritto una sorta di san Francesco del Novecento per via della sua testimonianza cristiana di una libertà spirituale inaudita – spiega il filosofo Carmelo Vigna, docente emerito all’Università Ca’ Foscari di Venezia e direttore del Cise, il Centro interuniversitario per gli studi sull’etica –. Egli non prescrive regole istituzionali, né pratiche particolari, né vocazioni specifiche. Non privilegia nessun luogo sacro, nessun convento, nessuna confraternita, nessuna umana eredità da custodire gelosamente, nessuna propria dottrina. Solo coltiva la vocazione a voler bene a tutti gli uomini nella forma più radicale e più universale, cioè senza discriminazioni di alcun tipo. Egli desidera che tutte le religioni convengano nel nome della pace. Proprio come Francesco. Per lui, come per Francesco, ogni posto è Gerusalemme, ogni uomo è nostro fratello». Quella stessa Gerusalemme che Papa Francesco, ricordando ai fedeli le parole del profeta Isaia durante l’omelia del 6 gennaio scorso in occasione della solennità dell’Epifania, ha indicato «come città della luce, che riflette sul mondo la luce di Dio e aiuta gli uomini a camminare nelle sue vie».
La Pira, così come Francesco d’Assisi, seppur in periodi storici differenti ma non meno lacerati da guerre, pesti- lenze, problemi economici e sociali, sperimenta l’esperienza di prossimità e di carità entrando in empatia con il prossimo. Si pensi all’istituzione della messa di San Procolo per i poveri e poi alla Badia. «Per lui siamo nel tempo in cui Dio deve essere adorato solo in spirito e verità (Gv 4, 23) – aggiunge Vigna –. Quest’uomo straordinario nel Novecento era già glocale, cioè globale e locale. Le strane indicazioni che egli dava e che parevano farneticazioni di un esaltato, oggi sembrano molto meno strane. Oggi la storia del mondo ha già posto all’ordine del giorno della politica quell’universalità umana che La Pira vedeva da lontano e che credeva prossima – sottolinea Vigna –. Come tutti i profeti, non badava alla scansione lenta del tempo. Anticipava con la visione ciò che prima o poi sarebbe necessariamente accaduto. Questo cattolico siciliano (così egli si presentò a Ho Chi Minh) dev’essere forse ancora capito. Il tempo pare finalmente propizio. Grazie a Papa Francesco». Sul francescanesimo di La Pira lo storico Massimo De Giuseppe, docente allo Iulm di Milano, dice: «Indubbiamente la dimensione francescana si ritrova in La Pira esplicitata a più livelli, però così inestricabilmente e coerentemente intrecciati tra loro da costituire una prospettiva fortemente unitaria – spiega De Giuseppe –. C’è naturalmente La Pira terziario francescano, frutto di una scelta coraggiosa di un giovane siciliano, emigrante accademico, di non farsi travolgere dal mondo dell’erudizione fine a se stessa ma di costruire un dialogo vitale tra il diritto romano, la storia e la filosofia da un lato, l’impegno sociale e l’incontro con i poveri dall’altro».
«Da qui deriva la sua passione per la costruzione di una casa comune che nella sfera giuridica, economica e politica sappia riflettere i segni di un corpo sociale aperto e solidale, fondato su una caritas strutturale e non compassionevole: un progetto che nella città del dialogo tra centro e periferie, sospesa tra locale e globale, ricerca un’attuazione ideale». «C’è poi la dimensione francescana dell’inculturazione, la stessa che aveva animato nell’età moderna personaggi come fray Toribio de Benavente Motolinía, uno dei primi fautori del dialogo con la cultura indigena nel ‘nuovo mondo’, influendo sulla genesi del pensiero giusnaturalista e sulla storia dei diritti umani». Di qui, prosegue lo storico De Giuseppe, «la scoperta dell’altro, il rispetto per il diverso, la necessità di mettersi sempre in gioco, di costruire occasioni di dialogo, forti della propria fede ma rigettando qualsiasi forma di razzismo e settarismo, anche quelle più sottili e impalpabili». «Infine c’è il La Pira globale che, sulle orme del viaggio di Francesco dal sultano, rigetta la crociata in armi e cerca le tracce del sentiero di Isaia nascoste dalla sabbia e dal tempo, disegnando un originale e creativo cammino di pace ». Un percorso da costruire nel quotidiano ma anche «aiutando l’aurora a nascere», come amava dire il professore «intessendo reti, reinventando forme di diplomazia e – aggiunge De Giuseppe – costruendo ponti in grado di superare le barriere politiche, diplomatiche, religiose e ideologiche. Un piccolo uomo alla ricerca della ‘qualità’ della pace, come unità e speranza dei popoli»
AVVENIRE.it
***
Il volume offre dei profili mirati che permettono di penetrare nell’animo di La Pira e di decifrarne al meglio la sua straordinaria vocazione. Egli reca a tutti gli uomini un messaggio di una libertà spirituale autentica che si esprime nel voler bene a tutti gli uomini nella forma più radicale e più universale. Egli è attento al dialogo tra le religioni e auspica che convengano in nome della pace. La sequenza degli interventi mostra una sorta di ritratto a tutto tondo della personalità di La Pira. In particolare nel saggio La Pira mistico, si sottolinea che il valore dell’uomo consiste nell’essere creato ad immagine di Dio e il suo fine ultimo è nel tendere a Lui. Fine dell’uomo è allora la contemplazione che manifesta l’amore per Dio e insieme per gli altri uomini. Primato dunque della contemplazione, ma nello stesso tempo impegno anche nella società.
I:La Pira poeta, sognatore, realista – Antonio Scivoletto.
II:La Pira lettore delle Scritture – don Giuseppe Bellia.
III:La Pira mistico – Elisabetta Zambruno.
IV:La Pira politico- Ugo De Siervo.
V:La Pira romanista – Giampaolo Azioni.
VI:La Pira tomista – Carmelo Vigna.
Le conclusioni dettagliate degli scritti di La Pira redatto affidate a Piero Antonio Carnemolla, noto cultore del lascito lapiriano.
Curatori: Carmelo Vigna, Elisabetta Zambruno
Il Libro è consultabile presso la nostra Biblioteca ‘I CARE’ – Centro Giorgio La Pira